Testimone di Dio
È da rilevare un lato eroico in Don Beniamino quando, subito dopo i bombardamenti su Varese, soccorreva i feriti, chiudeva gli occhi ai moribondi, e un altro ancora, quando partecipava alla lotta di Liberazione contro i Nazi-fascisti, accompagnando i perseguitati politici e gli Ebrei ai valichi con la Svizzera. C’è un evento della sua vita che lo avvicina al mito, lo eleva nella sfera di un’altissima spiritualità, lo esalta personaggio che tracende la propria umanità. È quando, fucile in spalla, cartucciera alla vita, i pesanti scarponi da montagna, da Brumano Don Beniamino saliva a piedi cacciando alla Madunìna del Pài. Da Morterone, dove era parroco, Don Piero Arrigoni, anche lui ficile in spalla e cartucciera alla vita, saliva cacciando allo stesso punto d’incontro concordato. Don Piero, tuttora vivente, lucido ultracentenario, ha ancora don Beniamino nel cuore. Lassù, i due preti mollavano a terra i fucili, si inginocchiavano fra i sassi a confessarsi. Ovviamente, ciò accadeva anche in altri periodi dell’anno.
Ma è assolutamente singolare la situazione che vedeva i due preti inseguire diversi tipi di caccia. Cessata quella agli uccelli, iniziava la caccia ai peccati e un’altra ancora, quella più alta e rischiosa e sconvolgente: la caccia a Dio. Don Beniamino e Don Piero, immobili nele furiose raffiche di vento della montagna, immobili nella nuvolaglia che a volte li avvolgeva, reciprocamente si umiliavano e si confessavano, si donavano reciprocamente il perdono e si assolvevano. Al di sopra del Resegone e delle Grigne, al si sopra dei monti della Valsassina, nel cielo immenso, invisibile e presente, Dio.