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Sull'arma si cade ma non si cede

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Il libro di Don Luigi Ghilardini fa luce su uno degli eccidi più efferati compiuti dall’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale a Cefalonia, Corfù e nelle altre isole greche.
Contributo: 15,00 €
Descrizione

"La Divisione Fanteria da Montagna Acqui si è valorizzata da se con il suo silenzioso sacrificio. Nessuno può contestare o minimizzare il suo generoso contributo alla Resistenza in quei primi
giorni del lontano settembre 1943.Scese compatta semplicemente per l’Onor Militare, per non cedere cioè senza combattere quelle armi che dalla Patria le erano state affidate".
Padre Luigi Ghilardini verga, nel dopoguerra, queste righe rimaste
celebri fra i ricordi dei reduci di Cefalonia e dei loro congiunti.
Egli è il primo ad affermare che per i soldati italiani, non sussisteva
alcuna soluzione valida per assicurare l’integrità della vita,…
Severe sono da principio le sue considerazioni sulla responsabilità
gravissima delle autorità italiane che, nella situazione venutasi
a creare a seguito dell’8 settembre 1943 e della resa italiana alle
forze alleate, non assunsero alcuna iniziativa per far rimpatriare le
nostre truppe, ne diedero modo ai Comandi di orientarsi ed organizzarsi
in tempo per uscirne nel migliore dei modi. Le pagine del
suo racconto, pur scolpite nel ricordo di ognuno, come è noto
restano - infausto segno della storia - a lungo inascoltate.1
Dal marzo 1947 inizia non solo il deterioramento delle relazioni
Est-ovest, ma l’avvio di quella che sarà poi la “guerra fredda”.
L’idea che ferma la memoria della sorte drammatica toccata alla Acqui è però oggi ormai riconosciuta: il blocco americano
affiancato dalle forze occidentali riteneva che la nuova Germania
potesse nel dopoguerra, da quel momento in poi, avere un importante
ruolo difensivo.
Ecco dunque improponibile l’ipotesi di rivelare al mondo i crimini
dell’esercito del terzo Reich...2 Graziella Bettini, attuale
Presidente dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui, riassume
così le ragioni dell’oblio. Dopo il 1960 - ella aggiunge - la giustizia
militare italiana inventa il timbro dell’ “archiviazione provvisoria”,
formula peraltro non presente nei codici legali italiani,
non c’erano infatti gli estremi per un’archiviazione definitiva, dal
momento che i fascicoli - riguardanti appunto le stragi naziste -
contenevano indicazioni di nomi, fatti e circostanze ben precise.
Il superamento dell’oblio è storia assai recente e risale agli scorsi
anni ’90, con il ritrovamento dell’Armadio della vergogna, come
venne definito dalla stampa quello che a Roma, nella sede della
Procura Generale Militare, conteneva tutta la documentazione.
La sorte della divisione Acqui, come pure le spietate rappresaglie
seguite all’8 settembre 1943 e anche l’eroica resistenza dei soldati
prigionieri nei lager nazisti, nei campi di concentramento
russi e tedeschi, acquistano da quel momento nuovo significato
e rilevanza storica del tutto particolare. Ancora la Bettini approfondisce
il tema già caro a Padre Ghilardini: Non si colse mai il
fatto che grazie a quegli eventi l’Italia fu in grado di partecipare
alla Guerra di Liberazione a fianco degli Alleati e potè assidersi
al tavolo della pace in piena libertà.
È per noi momento sofferto dover una volta di più tornare con la
mente su queste circostanze ed anche su quelle più di natura ideologica
che si sovrapposero e ulteriormente frenarono il meccanismo
della “memoria storica”. Sta di fatto che oggi da molti storici è riconosciuto ai soldati italiani di Cefalonia e Corfù una sorta di
atto di primogenitura o quantomeno di avvio degli eventi già da
tempo considerati e studiati all’interno della Resistenza Italiana. È
una convinzione, un’idea, forse ancora non presente nei libri di
storia che si leggono e si studiano nelle scuole, ma che con fatica
e grazie al pensiero dei reduci e discendenti dei Caduti, si va radicando
nelle coscienze, trasmissibile come tale alle nuove giovani
generazioni. Riproporre la narrazione dei fatti redatta a suo tempo
da Padre Ghilardini assume dunque, secondo la sua propria volontà,
il senso di ritrasmettere la prima completa Testimonianza di
quanto accadde. Altri reduci lo hanno fatto in modo più personale,
e secondo i propri ricordi forse più “privati”. Il racconto del
Cappellano Militare della Acqui è semmai ai nostri occhi il segno
di pubblico riconoscimento di una compiuta memoria collettiva.
Passa fatalmente per questo genere di contributo anche la rilettura
delle radici della “Patria ritrovata”, come oggi la viviamo o
comunque vorremmo, nonostante la superficialità del contesto culturale
in cui purtroppo nei tempi nostri galleggiano le coscienze. Il
valore della Testimonianza si sublima qui, confermato nel dopoguerra
e nei decenni successivi, grazie alla unica presenza delle
voci dolorose e palpitanti dei compagni reduci. Essi dettano le
ragioni di questo imperativo morale che li aveva guidati...3
Carlo Azeglio Ciampi è il primo testimone “ufficiale”, in veste di
Presidente della Repubblica, recandosi a Cefalonia nel 2001
come rappresentante pubblico4. Per lui …la Patria non era
morta. Anzi con la loro eroica decisione i componenti della
Divisione Acqui ne riaffermarono l’esistenza, Su queste fondamenta
risorse l’Italia5.
Un evento ulteriormente decisivo per la “pubblica testimonianza”
è poi la presenza dell’attuale Presidente Giorgio Napolitano,
che nel 2007 commemora ufficialmente a Cefalonia il 25 aprile. La data della Liberazione, da sempre più sentita e unanimamente
riconosciuta, trova qui finalmente una sorta di ricongiunzione
storica con le radici della Resistenza. È il segno del definitivo
successo ottenuto grazie alla tenacia - diremmo quasi alla testardaggine
- dimostrata nei passati decenni dai sopravvissuti e dai
discendenti dei membri della Acqui.
È dunque tutto ciò permette a noi oggi di celebrare la fonte primaria
rappresentata dal racconto di Luigi Ghilardini, rileggendo
il suo testo in nuova luce. Ripubblicare queste pagine - per iniziativa
della Sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale
Divisione Acqui - segna la riconoscenza generale per il loro
autore, per quanto egli fece per distruggere l’oblio e riaffermare
il ricordo dei Caduti. Il volume a partire dalla prima edizione
degli anni ’50 godette di una sua popolarità, seppur forse in gran
parte circoscritta ai lettori appartenenti alle famiglie di discendenti
e reduci. Il testo risulta ancora oggi vanamente ricercato.
L’approssimarsi della data del centenario della nascita di Padre
Ghilardini fornisce ottima occasione per colmare la lacuna e
introdurre queste pagine nelle biblioteche private come in quelle
pubbliche e scolastiche, ristabilendone il giusto valore nella prospettiva
storica oggi creatasi. La presentazione di questa ennesima
edizione acquista un valore simbolico importante, oltreché di
approfondimento della prospettiva storica.
Convinti una volta di più che con gli eroi di Cefalonia, di Corfù
e delle Isole Greche ebbe inizio la Resistenza rivolta alla nascita
della nostra Repubblica, crediamo in assoluto al significato della
Testimonianza di coloro che furono protagonisti in tali tempi
dolorosi. Il rilanciarne le parole e gli scritti nell’universo contemporaneo,
costruito purtroppo soprattutto sull’illusione mediatica,
costituisce il possibile nostro umile contributo alla causa di
un futuro più giusto.
Antonia Raffaelli
-
Don Luigi Ghilardini
Cappellano Militare della Divisione Fanteria di montagna Acqui
Nato il 22 maggio 1911 a Gazzaniga, un paesino situato nella
Media Valle Seriana (Bergamo), secondo di sette figli, Luigi Ghilardini
viene formato in una famiglia con forti e solide tradizioni
cattoliche. Esprime tempestivamente una personalità ricca di vigore
e di generosità umana. A diciannove anni entra nell’antichissimo
e prestigioso Ordine degli Agostiniani. Dopo il noviziato trascorso
a Pesaro (1930-1933), approfonditi gli studi teologici presso la
celebre Università Gregoriana di Roma, nel 1937 riceve l’Ordine
Sacerdotale e nella sua azione pastorale privilegia la pedagogia dell’esempio.
L’esercizio del suo sacro Ministero si rivela subito nelle
opere eloquenti e trascinatrici, non solo nelle parole.
Inizia l’apostolato a Pavia, prima di approdare a Genova dove, per
le sue doti comunicative, viene nominato Priore Provinciale di
Liguria e Lombardia.
Di spiccata sensibilità, ha sempre riflesso su di sé le ansie e le speranze
dei più bisognosi, condividendone gioie e dolori. La carità e
l’amore lo guidarono nei momenti più cruenti del secondo conflitto
mondiale, per prestare l’assistenza ai feriti e il sostegno morale
dei suoi ragazzi. A Cefalonia restò a fianco dei suoi soldati e successivamente
si dedicò con totale impegno al recupero dei resti
mortali dei Martiri caduti a Corfù, Cefalonia e in altre località della
Grecia (1950-1955). Il triste e prezioso carico fu portato in Patria
e tumulato nell’Ossario dei Caduti d’oltremare di Bari. Negli anni
che seguirono rappresentò un fondamentale riferimento per le
famiglie dei Caduti, grazie alla sua costante ed affettuosa presenza,
alla sua opera di sostegno per mantenere vivo il ricordo della
gloriosa Divisione Acqui. (Daniella Ghilardini)

Luogo di edizione: Bergamo
Anno di edizione: 2010
Autore: Luigi Ghilardini
Pagine: 360