Centodue ricette di mamma Maria
IL VOLUME SARA' PRESENTATO NEL PROSSIMO MESE DI DICEMBRE 2012
La curiosità per la cucina locale e la passione per le parole dialettali: ecco gli stimoli che mi hanno sollecitato a concepire e realizzare questo lavoro; cucina e linguaggio, un binomio forse insolito, ma non privo di intriganti connessioni. In bocca si gustano i cibi, in bocca nascono le parole dette; con il sostantivo ‘lingua’ indichiamo sia il principale organo della sensibilità gustativa che l’idioma; i cibi alimentano il corpo, le parole alimentano i rapporti fra le persone. A tavola si mangia e si parla; il pasto migliore è quello conviviale, in cui i piaceri della gola si alternano al diletto della conversazione. Un detto bergamasco dice Buon appetito, maià e fà sito (mangiare e stare in silenzio); niente di più sbagliato, la gioia della tavola è esaltata dallo stare insieme, quando i sapori dei cibi si sposano con i saperi delle parole. Ma partiamo dall’inizio. Dalla collaborazione con il Centro Studi Valle Imagna nasce l’idea di pubblicare un libro sulla cultura culinaria del nostro territorio, un’opera dai contenuti possibilmente originali e inediti. E il termine cultura associato alla cucina non appaia eccessivo e sconveniente; se cultura sono anche le manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un popolo, certamente le attività legate alla preparazione dei cibi e all’alimentazione
hanno dignità culturale. Da parolaio dilettante osservo che, anche passeggiando fra le parole, si
incontrano nessi e rapporti fra il mondo della cultura e quello della gastronomia. Saperi e sapori sono due parole non solo legate da consonanza,
ma anche sorelle; entrambe, attraverso il latino sapere, derivano dalla radice indeuropea sap. La stessa cultura è etimologicamente imparentata
con coltura, attività che fornisce la maggior parte dei cibi; tutte e due vengono dal verbo latino colere risalente alla radice indoeuropea kwel. E alunno, figura centrale di quel laboratorio dei saperi che è la scuola, ha origine, come alimento, dal verbo latino alere. Mi si perdoni la digressione linguistica. Grazie alla generosa cortesia dei fratelli Rota Nodari di Almenno San Bartolomeo posso disporre di un interessante materiale: il diario di cucina della loro mamma, una ricca raccolta di ricette scritte a mano nell’arco della sua lunga e intensa vita, un documento di valore per il suo sostanzioso contenuto di insegnamenti culinari originali. Il ricettario della signora Maria Locatelli Rota Nodari costituisce la prima parte di questo lavoro. Alle ricette affianco una mia ricerca su alcune parole della cucina; sono i nomi in dialetto bergamasco delle cose che arredano e corredano le nostre cucine, sono le espressioni dei proverbi e dei modi di dire dialettali sull’alimentazione. Un piccolo dizionario e una raccolta di massime per far vivere la parlata orobica. L’opera è poi impreziosita e arricchita di suggestioni dai disegni dell’architetto
Cesare Rota Nodari; disegni di cose da cucina che evocano incanti seducenti e stimolanti memorie. Così nasce questo libro, simile a un piatto con tre ingredienti curati da tre cuochi diversi. Ricette di cucina locale preparate da una mamma-cuoca,
parole e proverbi cucinati dal sottoscritto, disegni apparecchiati da un architetto-artista. Tre contributi per rendere omaggio alla pratica antica e universale della cucina, fatta di odori e sapori, cultura del cibo e ricette, vivande e bevande, arte degli chef e paziente quotidiano impegno delle massaie; pratica essenziale e fondamentale per la nostra esistenza.
Scrive Virginia Woolf: Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene.
Velio Moioli
Almenno San Salvatore, ottobre 2012