Madonna che non conosco
MADONNA CHE NON CONOSCO
Fu mio padre a condurmi la prima volta al Santuario della Madonna della Cornabüsa, attraverso la mulattiera che passa davanti a casa mia, a Cà Quadre di Mazzoleni, quindi per il sentiero nel bosco. Avevo cinque anni, con me c’erano mia madre e i fratelli. Da allora, ripercorsi il cammino da solo, più spesso in compagnia di parenti e amici, di conoscenti e pellegrini occasionali provenienti da varie località, appartenenti a diversi ceti sociali. La passeggiata/pellegrinaggio investe un fatto religioso di primaria importanza, ma è anche indissolubilmente legata al paesaggio, al quieto divertimento, all’incontro amichevole. È una mescolanza di emozioni e sentimenti, di lampi che illuminano il tempo mitico della fanciullezza, è un misto di pensieri e ricordi che si rincorrono e determinano un’intensa commozione interiore.
Il cielo e il bosco, la montagna, i paesi della Valle, la roccia e l’acqua della grotta sono elementi naturali che, insieme ai personaggi, si uniscono e si fondono nel culto della Madonna, formando un unico blocco compositivo. Tutto questo giaceva in me oscuramente nel fondo dei visceri, nell’inconscio e in modo chiaro nella mente; di tanto in tanto mi si accendevano immagini, quegli accadimenti e quel tempo lontano d’improvviso mi visitavano. Fu l’amico Antonio Carminati, radicato alla sua Valle Imagna come il lichene al sasso, che mi stimolò a scrivere sulla Madonna della Cornabüsa, lo fece più volte con amorevole insistenza. Così nacquero queste composizioni, ispirate alle laudi medievali.
Io ho voluto dare alla lauda un taglio realistico, pur con una tensione cosmica e con talune pulsioni metafisiche. La raccolta contiene fra l’altro insistite rappresentazioni della natura, che è colta, non solo come paesaggio esteriore, ma anche con i riflessi che essa ha nell’anima dell’uomo. Ho descritto i protagonisti guardandoli dall’interno; non ho affrontato un’opera agiografica, né storica, né devozionale, né di esaltazione liturgica. Ho presentato le diverse posizioni culturali, le varie sfaccettature religiose: d’indifferenza, di ateismo, di fede, ho navigato le angosce, ho indagato i personaggi della vita reale esprimenti, oltre che i valori morali e le contraddizioni, le gioie e le disperazioni, la sacralità dell’esistenza. Il mio è stato un tentativo di comporre un arazzo in cui sono tramati i temi esistenziali, gli atteggiamenti caratteriali e i vari aspetti psicologici contraddistinti dai lati positivi e da quelli negativi. Il titolo, tratto da un’affermazione di un personaggio, dalla struggente innocenza: la Strega, sta a significare il mistero della verginità e della maternità di Maria, oltre che l’incapacità umana di penetrarne la conoscenza.
Nella scia onirica di Fernando Pessoa che afferma: I miei sogni sono baci di angeli, vorrei che i miei versi rispecchiassero il fulgore della stella prima dell’universo.
Ermellino Mazzoleni