CENTRO STUDI VALLE IMAGNA

[...] Durante i lavori di approntamento di quel grande impianto sportivo lo zio se ne stava a lungo appollaiato sulla cima di una scala a pioli appoggiata ad un ciliegio dalla quale poteva cogliere con uno sguardo d’insieme tutta la vasta area sottoposta a quello stravolgimento violento che il rombare e il fumo nero dei motori diesel delle ruspe e delle pale meccaniche contribuivano, come la musica in un film di guerra, ad amplificare ed esaltare. A lavori finiti, tolse malinconicamente la scala quasi si trattasse di ammainare la bandiera a battaglia ultimata e definitivamente perduta.
Per questo un giorno mi confessò che spesso gli veniva il pensiero che quel prato artificiale, ogni giorno inzuppato di acqua e di chimica per mantenerlo sempre verde e morbido, fosse il segno concreto della rottura con la sua vita passata, quella di suo padre, dei nonni, degli avi più lontani nel tempo e allora sentiva il magone salirgli dal petto.