Lascio far alla giustizia
Il titolo ci consente di entrare subito nella prospettiva di ricerca offerta da questo volume, che non si limita a riportare alla luce il registro cinquecentesco dei verbali del Vicario di Valle Seriana Inferiore Pietro Bossoni, opera già di per sé meritoria. Attraverso un’attenta analisi del contenzioso civile e penale, calato nelle azioni delle persone comuni affaccendate nella vita di tutti i giorni, infatti, possiamo ricostruire alcuni elementi portanti dell’organizzazione sociale ed economica dei villaggi rurali disposti sulle sponde del Serio, nell’area pedemontana a oriente della città di Bergamo. Lascio far alla giustitia è una frase ricorrente nello svolgimento del processo, quando al termine della fase istruttoria il Vicario chiede alla parte offesa se intende dar corso alla giustizia e il ricorrente si rimette alle disposizioni del potere superiore. L’affermazione non nasconde un atteggiamento di rassegnazione, sottomissione o impotenza, bensì costituisce un’invocazione di giudizio, per la restituzione del maltolto o la richiesta di condanna per le calunnie e i danni ricevuti.
Ad essere giudicati dal Vicario non sono mai le grosse questioni di rilevanza generale o gli eventi particolarmente gravosi della cronaca principale, bensì fatti, gesti, azioni e comportamenti riferiti per così dire a una giustizia “minore”, all’apparenza anche spicciola, per competenze simili a quelle attribuite nel nostro moderno ordinamento al Giudice di Pace, ma non per questo meno importanti. Una giustizia, dunque, non astratta e lontana, ma calata nel territorio, vicina alle singole persone e collocata dentro i luoghi della vita e del lavoro, quindi strettamente connessa alle relazioni di vicinato. Il Vicario della Valle Seriana Inferiore, infatti, di nomina cittadina e pur facendo sempre riferimento alla giustizia della città, risiedeva a Nembro, amministrava la giustizia anche ad Albino e ad Alzano e aveva autorità civile sino a duecento lire (poi elevate a cinquecento) e nel penale sino a cinquanta lire. Una giustizia concreta, ossia riferita a vertenze connesse ai bisogni reali e immediati delle persone, dalla difesa dei quali poteva dipendere la sussistenza e l’affermazione del gruppo familiare: la salvaguardia dei confini e la tutela della proprietà, l’esercizio delle servitù di passaggio, i diritti d’uso delle acque, la protezione contro offese e minacce,...